Le Arance della Salute
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“I ricercatori sono supereroi perché possono salvarci la vita e la ricerca assomiglia a un superpotere!”
Una montagna infinita da scalare giorno dopo giorno, senza fermarsi mai. Assomiglia a questo la quotidianità di Anna MaisettI, che nonostante la giovane età ha già superato tante sfide.
All’età di 22 anni una piccola tumefazione, come un neo, fa capolino sul gluteo destro e cambia colore: prima rosa, nero e infine grigio. Anna consulta un dermatologo, ma i tempi della sanità non sempre corrono veloci, così passano più di 12 mesi e quando la ragazza si ripresenta da uno specialista, la realtà è ben più seria. “Avevo un melanocitoma, un tumore maligno della pelle che era già in metastasi. Lo hanno rimosso e hanno anche tolto 36 linfonodi dall'inguine. È stato qualcosa di travolgente. Non sapevo nulla di questa patologia o della prevenzione, tanto che avevo sempre preso il sole senza protezione e facevo spesso lampade abbronzanti”. Anna non molla, sfodera tutta la positività di cui è capace e vince questa sfida. Oggi i controlli periodici certificano che la malattia è un ricordo lontano.
A lasciare il segno, invece, è il linfedema alla gamba, legato proprio all'asportazione dei linfonodi. Si tratta di una malattia cronica, evolutiva e invalidante. “La gamba è gonfia e dolorante, devo indossare sempre delle speciali calze compresse pesanti, bendare la zona ogni notte e sottopormi a terapie continue. Non posso stare troppo in piedi o troppo seduta o aumentare di peso”.
Anna si è nascosta a lungo. Ha infagottato le sue forme in vestiti lunghi che la rendevano invisibile, è sfuggita agli sguardi altrui, quelli che indagano e giudicano, si è rinchiusa nel dolore. Ma poi, grazie all'amore dei suoi cari, ha capito che non poteva più nascondersi e ha affrontato l'ennesima sfida. “Mi sono fatta vedere. Ho aperto un profilo Instagram per cercare altre persone come me, condividere dubbi e problemi e farci forza a vicenda”. Ha scritto anche un libro “Il linfedema dopo il cancro” e ha realizzato un video con più di 40 malati da tutto il mondo. “La collaborazione tra pazienti, associazioni e medici è fondamentale per aumentare la consapevolezza di chi soffre. È una patologia da cui non si guarisce, tanto che non faccio programmi sul futuro, vivo alla giornata e apprezzo ogni singolo istante. Ma ho fiducia nella scienza e spero che presto si trovi una cura definitiva per noi. Grazie ai social ho conosciuto tantissimi specialisti. Per me sono dei supereroi perché possono salvarci la vita e la ricerca assomiglia a un superpotere! Su Instagram parlo anche di moda e bellezza perché quando si è malati è importante piacersi, sentirsi bene, e insisto molto sulla prevenzione: dobbiamo tutti imparare a prenderci cura della nostra salute e ad affidarci a mani esperte”.